La Provincia di Cuneo cita in giudizio il Ministero perchè paghi i debiti. Gancia: “Adesso basta”.
Per l’attività ordinaria dal 1997 al 2012 alla Provincia spettano 20.750.813 euro
Cuneo La Provincia di Cuneo citerà in giudizio il Ministero dell’Interno, Direzione Centrale per la Finanza Locale, davanti al Tribunale di Roma e negli eventuali successivi gradi di giudizio per ottenere la condanna dello Stato a pagare i debiti che si sono accumulati per l’attività ordinaria dell’ente dal 1997 al 2012 e che ammonta ora a 20.750.813 euro.
Lo ha deciso la Giunta provinciale riunitasi martedì 2 aprile e determinata, dopo tante diffide e solleciti, ad ottenere quanto le spetta, trattandosi di fondi che sono stati stanziati dalle rispettive leggi finanziarie e di stabilità ai sensi dell’articolo 36 Decreto Legislativo 504/92. Il Ministero, dal 1997 a tutt’oggi, non ha ottemperato ai suoi obblighi nemmeno dopo l’istituzione del regime di Tesoreria unica nel 2012. Ora interverranno l’Avvocatura interna della Provincia ed un avvocato del Foro di Roma a sostenerne le ragioni.
Le prime diffide della Giunta Gancia che risalgono tra il 2011 e il 2012 avevano riguardato il periodo 1998-2002 con un lungo e articolato lavoro svolto dalla Ragioneria della Provincia che aveva individuato il dovuto in una somma superiore ai 16 milioni di euro. Tutte le richieste della Provincia erano rimaste senza esito.
“Il debito di oltre 20 milioni di euro che lo Stato ha nei nostri confronti – spiegano la presidente Gianna Gancia e il vice presidente Giuseppe Rossetto -, è stato finalmente riconosciuto dalla Direzione Centrale per la Finanza Locale del Ministero dell’Interno con una e-mail dell’11 febbraio 2013 e visto che tutte le nostre richieste, compresa l’ultima diffida del 13 febbraio scorso, sono state finora senza esito agiremo in giudizio per recuperare la somma dovuta. Adesso basta! E’ assurdo che la Provincia si trovi in enormi difficoltà finanziarie soltanto perchè lo Stato non paga i suoi debiti e non è giusto che un ente virtuoso come il nostro debba soffrire, senza colpe, le conseguenze di una malsana gestione finanziaria statale”.
Aggiunge Rossetto, anche in qualità di assessore agli Affari legali e generali: “In primo luogo abbiamo scelto la procedura ordinaria della citazione in giudizio anzichè quella speciale per decreto ingiuntivo perchè è meno onerosa e più rapida, calcolando che in effetti lo Stato vorrà opporsi, costituendosi in giudizio. I costi sostenuti per la domiciliazione a Roma, che abbiamo quantificato in 15 mila euro, verranno recuperati al termine della procedura e addossati allo Stato per il principio di soccombenza nella lite. In secondo luogo, di fatto lo Stato con la mail del febbraio 2013 ha riconosciuto e quantificato il proprio debito nei confronti della Provincia, il che si traduce in una sorta di ricognizione di debito che sposta l’onere della prova, equivalente ad una ammissione di responsabilità che a questo punto comporta per lo Stato l’obbligo di un’impossibile e “diabolica” prova negativa della pretesa creditoria della Provincia”.