Celebrazioni per il 55° anniversario degli Alpini di Gaiola
E’ stata data lettura di una lettera dal fronte russo di un alpino gaiolese
Cuneo Alla cerimonia per celebrare il 55° anno di fondazione della sezione Ana di Gaiola ha partecipato, domenica scorsa, anche l’assessore provinciale Stefano Isaia. La festa degli alpini ha toccato un momento di particolare emozione per la lettura di una lettera scritta dal fronte russo da un alpino di Gaiola, Celeste Forneris, disperso nel 1943.
Riportiamo la trascrizione integrale della lettera scritta nell’inverno 1942-43.
“Carissima sorella, approfittando di quel po di tempo ti voglio scrivere queste poche righe dandoti mie notizie. Ringraziando il Signore mi trovo in buona salute come ne spero voi tutti in famiglia. Proprio questa mattina ci anno di nuovo fatto una inizione.
Cara sorella sono a dirti che sono già molto stanco di questa vita e chisa quando sara finita prima quando ero a casa qualche volta mi lamentavo, ma mi lamentavo a torto. Sono nelle condizioni di fare schifo, non vorrei che voi mi vedessi in queste condizioni è due mesi che non o più lavato niente o tutta la roba sporca, ed è un mese e più che non mi sono più lavato la faccia e nemmeno fatto la barba, sembriamo tanti orsi, i pidocchi ci mangiano vivi, io per la vita sono già come un macello. Dell’acqua non se ne vediamo più niente e non ci danno neanche il tempo a scrivere una cartolina se non è la notte. La mia situazione e sempre quasi uguale è di soffrire in tutte le maniere, il mangiare è pochissimo, ci fanno lavorare tutto il giorno sempre i medesimi lavori. E fa molto freddo vi è sempre la tormenta notte e giorno. O già tutta le dita delle mani in punta come morte dal freddo, e i piedi mi gonfiano sempre, non posso mai mettermi le scarpe, e sciamo tutto il giorno nella neve per montare di guardia ci anno dato dei pastrani colla lana dentro, al corpo non ce ancora tanto male, e spero che ci diano anche le zocchole per la guardia. Cara sorella tu mi dici che non vi passa un ora senza ve ne ricordate di me, anche io me lo penso sovente, chisa mamma e papa alla sera quante volte si ricorderanno di me. Cari miei io mi ricordero forse più sovente di voi, vi penso molto sovente non passa un ora senza che ne ricordi di voi, mi par sempre di vedervi, specialmente a lora dei pasti. O sempre fame, quando o mangiato il mio stomaco a più fame di prima, eppure è così. E alla sera mentre voi state a vegliare al caldo, io tutta la notte ogni due ore sono di servizio, e fuori alla larga campagna allo scoperto. Noi qua facciamo della fame, e non so quante migliaia di tonellate di grano che va a perdere, e lo bruciano.
Quando mi scrivete ditemi se avete già ricevuto i vaglia, ne o già spedito due Ringraziando al pericolo dove mi trovo adesso non c’è tanto pericolo. Se avro la fortuna di ritornare una volta a casa sapro già cosa dire e mi ricordero sempre di questa vita che trascorro qui in Russia. In questi giorni scorsi o visto Guglielmo alla cucina, era già da molto tempo che ci vedevamo più. Si porta ancora abbastanza bene, sta meglio di me, almeno dorme al caldo, e si puo mantenersi pulito, mi a dato due pagnotte di pane. E di Sano non o più saputo nessuna notizia dove si trova, e con gli altri dintanto intanto si vediamo ancora. P.B. è sempre con me. Cara sorella tutte quelle cose qui si dimenticano molto, il morale è troppo basso. Quando mi scrivi dammi un po qualche notizia come passate queste Feste di Natale e del primo dell’anno. Io qui non mi accorgo degli altri giorni, qui non si sa più niente. Si vive come schiavi. Intanto vi saluto e vi bacio, sono sempre il vostro affezionatissimo figlio e fratello Celeste.
Auguri buone feste e buon Natale, e buon principio d’anno a tutta la famiglia e ai nostri parenti. Ciau Erminia ricordati sempre di me. Un bacio a Oreste. Fate sempre coraggio a mamma”.