Borgna scrive alla Regione per la difficile situazione delle residenze sanitarie assistite (Rsa) della Granda

Segnalati problemi di carenza di personale assistenziale e medico e le difficoltà economiche delle case di riposo

Immagine d’archivio

Cuneo – Con una lettera inviata al presidente della Regione Alberto Cirio e al prefetto di Cuneo Fabrizia Triolo, il presidente della Provincia di Cuneo Federico Borgna torna sul tema delle residenze sanitarie assistite (Rsa) con un aggiornamento sulla situazione legata all’emergenza Covid-19 e una richiesta di intervento. La lettera, che sottolinea la situazione di criticità in cui versano le Rsa in ambito cuneese soprattutto riguardo ai rischi di tenuta del sistema e di conseguenza alle pesanti ricadute che ciò avrebbe a livello occupazionale e sulle categorie sociali più fragili, è l’esito della recente riunione della Cabina di regia cuneese di monitoraggio Rsa che si è svolta a fine novembre.

Tre i principali problemi sottolineati da Borgna. Il primo riguarda la difficoltà a reperire il personale infermieristico, criticità che è cresciuta dopo il consistente reclutamento di tale personale da parte del soggetto pubblico. “Si suggerisce – scrive Borgna – che venga presa in considerazione anche in Piemonte una soluzione simile a quella intrapresa dalla Liguria a inizio novembre, cioè la possibilità di assunzione, da parte delle strutture, di personale in possesso di qualifica di infermiere acquisita all’estero, regolata da specifiche direttive dell’Unione Europea e corredata da certificato d’iscrizione all’Albo nel paese di provenienza.

Il secondo problemaè in merito alla questione economica. L’attuale insostenibilità della situazione, provocata da minori inserimenti di ospiti convenzionati, dalle maggiori spese per i dispositivi di prevenzione (Dpi) e per le sanificazioni, dalle spese di personale aggiuntivo e all’inadeguatezza delle tariffe (ferme alla delibera regionale del 2013) “rende improcrastinabile – precisa Borgna – per evitare il collasso l’introduzione di una forma di indennizzo per le strutture più estesa rispetto a quella attualmente prevista dalla Regione, sostanzialmente basata sul criterio del convenzionamento e non adeguata, quindi, a fornire congruo supporto economico in relazione agli ingenti esborsi economici sostenuti in questo periodo”.

Infine, il terzo problema riguarda la necessità di sopperire alla carenza di medici di struttura, figure di rilevanza centrale nell’attività di diagnosi e nell’assistenza sanitaria degli ospiti con maggiori fragilità e con patologie che si considerano determinanti per evitare un ulteriore sovraccarico del sistema sanitario locale. Borgna richiama alla necessità di applicare le disposizioni definite dalla delibera della Giunta regionale 47 del 1999 “Accordo regionale per l’attività di assistenza sanitaria dei medici di medicina generale agli ospiti in Rsa e Raf della Regione Piemonte” che prevede nello specifico un rapporto ottimale di un medico ogni venti ospiti all’interno delle strutture.

Carla Vallauri – Uff. Stampa Provincia

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