Tibet, il ministro del governo in esilio Dolma Gyari ricevuta in Provincia
La presidente Gancia: “Spero in un duplice ritorno in patria: dei tibetani e del Diritto, entrambi in esilio da oltre mezzo secolo”
Cuneo Tappa cuneese per la visita in Piemonte di Dolma Gyari: il ministro degli Interni del Governo tibetano in esilio a Dharamsala, in India, è stata ricevuta dalla presidente della Provincia di Cuneo, Gianna Gancia. All’incontro hanno partecipato l’assessora provinciale alle Pari Opportunità Anna Mantini, il sindaco di Cuneo Federico Borgna e gli esponenti del Partito radicale, promotori dell’iniziativa, Bruno Mellano e Rosanna Degiovanni.
“L’occupazione del Tibet da parte della Repubblica Popolare Cinese – ha dichiarato il presidente Gancia – costò la morte del venti per cento della popolazione. Un tibetano su cinque: 1,2 milioni. Non sono certo l’aritmetica o le statistiche a poter fare giustizia. A fare giustizia può essere soltanto l’affermazione del diritto, anche internazionale, a scapito del sopruso e dell’ingiustizia. Diritto e Diritti di cui il Partito radicale è portatore fin dalla sua origine. E di Diritto e Legge, di cui il governo tibetano in esilio è detentore per eccellenza, c’è un gran bisogno. Per questo ringrazio il ministro Dolma Gyari, con l’augurio che, grazie all’impegno di tutti, ci sia un duplice ritorno in patria: dei tibetani e del Diritto, entrambi in esilio da oltre mezzo secolo”. La presidente ha quindi rimarcato l’esigenza di concreti sostegni all’autonomia ed all’autodeterminazione tibetana, confermando l’impegno della Provincia di Cuneo al fianco del Paese delle Nevi. Un impegno espresso nel passato con l’esposizione presso gli uffici provinciali della bandiera del Tibet e con l’approvazione, da parte del Consiglio provinciale, di un ordine del giorno di sostegno al popolo tibetano.
Nel suo intervento il ministro Gyari ha ricordato come “Tutti sappiamo che le relazioni tra Italia e Tibet sono secolari. Il primo ad aver studiato con successo la cultura e la lingua tibetana è stato, infatti, un italiano, il padre gesuita Ippolito Desideri nel 1716. La relazione tra i due popoli si è poi sviluppata sotto forme diverse, diventando da spirituale ad umana. Così come quello con la presidente Gancia è stato un incontro della mente e del cuore”. A proposito della situazione del suo popolo: “Faccio appello al governo cinese perchè si metta fine alle autoimmolazioni. Dobbiamo trovare una soluzione attraverso il dialogo e la non violenza. Mi domando quante vite debbano ancora andare perse prima che questo accada”.
Un richiamo al rispetto dei diritti umani è stato promosso anche dall’assessora Mantini che ha ricordato come: “proprio i diritti in tempo di crisi vengono considerati desideri voluttuari, quasi fuori luogo, perchè sopravanzati dal bisogno materiale. Una situazione profondamente ingiusta. Il ruolo degli amminsitratori locali è ricordare alla comunità le priorità ed impedire che i diritti vengano messi in secondo piano”.
La presenza in Piemonte del Ministro Gyari rientra tra le iniziative promosse dal Partito Radicale Transnazionale che, in occasione della Giornata mondiale dei Diritti Umani, vuole rendere omaggio ad un popolo e alla sua lunga lotta per l’affermazione del proprio diritto ad esistere. Lotta che continua ininterrotta dal 1950, anno in cui il Tibet, paese da sempre indipendente, venne invaso ed annesso alla Cina. Il 10 marzo 1959 la popolazione di Lhasa, la capitale del Tibet, insorse contro quella che era stata riconosciuta, a buon diritto, un’ aggressione ingiustificata ed illegale. La rivolta venne brutalmente repressa nel sangue. Un milione e duecentomila tibetani, un quinto della popolazione, morirono come diretto risultato dell’occupazione. Il Dalai Lama trovò riparo in India che da allora è divenuta la sede dell’esilio di una nuova storia.
Come diretta conseguenza del genocidio fisico e culturale in atto, dal 2009 ad oggi sono 129 i tibetani, uomini e donne monaci e laici di ogni età, che hanno scelto di immolarsi dandosi fuoco.