Gancia: “Rischio idrogeologico, si introduca il principio di responsabilità ambientale per gli enti locali”

Intervento del presidente della Provincia di Cuneo

Cuneo “La gravissima situazione del Veneto fornisce il destro per una riflessione. In materia di dissesto idrogeologico, andrebbe introdotto, in tutta Italia, il principio di responsabilità ambientale per gli enti locali. Lo dico da cittadina ed amministratore di una provincia che vive una situazione di rischio ormai costante. Troppe costruzioni e opere eseguite con leggerezza sull’intero territorio mettono, infatti, a rischio ambiente e incolumità degli abitanti. Ricordo solo che in Veneto le precipitazioni degli ultimi giorni hanno oltrepassato i 300 mm complessivi, con punte massime locali superiori anche ai 500 mm e l’interessamento di un’area estesa. Nell’alluvione 1994 i mm di pioggia caduti in Granda sono stati 300, concentrati in Valle Tanaro, Belbo e Bormida. Erano 280 nel maggio 2008 (dalla Valle Stura alla Valle Po) e 200 nell’aprile 2009. Il tutto con un rapporto territoriale che ci vede fortemente svantaggiati: la regione Veneto sui estende per oltre 18.300 chilometri quadrati; la Provincia di Cuneo per 6.902. Dati che evidenziano la forte predisposizione del nostro territorio ad eventi meteo a carattere eccezionale e potenzialmente fonti di emergenza. Abbiamo un fronte aperto per la manutenzione della viabilità conseguente ai danni da maltempo che si può dire esteso ai 3500 chilometri di competenza provinciale, con situazioni più gravi nelle aree collinari e nelle vallate alpine. Quanto alle risorse per il ripristino dell’assetto idrogeologico, il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, ha di recente portato a 7 milioni e mezzo (dai 4 milioni precedenti) i fondi del Ministero dell’Ambiente destinati alla Granda. Voglio segnalare una situazione per tutte, che è al contempo sintomatica delle problematiche che l’ente Provincia si trova ad affrontare e del livello di eccellenza raggiunto: penso alla strada provinciale 164 “di Fondovalle Casotto”, colpita dall’alluvione del novembre 1994, che ha, tra l’altro, innescato un vasto movimento franoso, danneggiando gravemente la carreggiata e ostruendo in parte l’alveo del sottostante corso d’acqua. Tale frana ha un’estensione di 166 metri e coinvolge oltre 43.000 metri quadrati di pendio. Nel 1998 è stato redatto un progetto generale relativo ai lavori di ricostruzione dei tratti stradali distrutti ed è stato analizzato il versante in frana, incaricando il Politecnico di Torino di effettuare ulteriori approfondimenti d’indagine. Sulla base di tali studi è stata realizzata una serie di opere di contenimento del corso d’acqua e di protezione della strada, mediante la messa in opera di strutture prefabbricate e la creazione di una sorta di galleria artificiale sulla provinciale 164. Il Servizio geologico del settore Viabilità della Provincia di Cuneo ha quindi provveduto ad una serie di verifiche periodiche sul versante, attivando metodologie di monitoraggio strumentale dei movimenti in atto. I risultati degli studi sono stati sintetizzati e presentati, nel 2009, ad Oslo nell’ambito di un progetto europeo. Il Servizio geologico nazionale austriaco ha analizzato i dati ed ha ritenuto che gli elementi geologici e geotecnici raccolti dalla Provincia di Cuneo, unitamente al sistema di monitoraggio attivato, potevano servire per testare nuovi metodi di valutazione delle frane. Con un finanziamento della Comunità europea e dell’Accademia delle Scienze di Vienna, lo stesso Servizio, in collaborazione con la Provincia, ha quindi installato nello scorso ottobre un sistema sperimentale che consentirà di correlare la misurazioni del potenziale elettrico del terreno, con i possibili spostamenti. Si tratta della seconda installazione del genere a livello europeo e dell’unica frana in Italia monitorata con tale sistema”

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