Le criticità strutturali e logistiche delle carceri nel cuneese: quale ruolo per i Garanti dei detenuti

Conferenza stampa giovedì 30 gennaio in Provincia a Cuneo con i Garanti dei detenuti del Piemonte e della Granda

Immagine d’archivio

Cuneo – Giovedì 30 gennaio 2020 alle 16.30 nel palazzo della Provincia di Cuneo (Sala Giolitti) si parlerà di carcere: qual è la situazione delle strutture carcerarie del cuneese? Come si sviluppa il ruolo dei Garanti dei detenuti? Qual è il rapporto tra carceri e territorio? Per cercare di dare una risposta a queste domande interverranno il presidente della Provincia Federico Borgna e l’onorevole Bruno Mellano, da poco confermato Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Piemonte. Sono attesi anche i Garanti comunali della provincia di Cuneo, in carica e decaduti, Alessandro Prandi, Mario Tretola, Rosanna Degiovanni, Paolo Allemano e Bruna Chiotti.

Prendendo spunto dal quarto Dossier delle criticità strutturali e logistiche relativo alle carceri piemontesi, si affronteranno gli aspetti logistici dell’esecuzione penale in carcere nel cuneese, con la consapevolezza che anche il miglior ordinamento o il più avanzato regolamento penitenziario debba poggiare le proprie basi in un contesto determinato e reale di risorse strutturali e umane legate al territorio di riferimento.

Il territorio cuneese offre molti spunti di riflessione sulla situazione carceraria. Decidere di trasformare la Casa di reclusione di Saluzzo in un carcere tutto dedicato a detenuti di “Alta Sicurezza” (capienza regolamentare 468) comporterà una trasformazione delle varie attività dell’istituto, in primis quelle in capo all’Amministrazione penitenziaria, ma anche quelle assicurate dalle altre amministrazioni che concorrono a fornire servizi alla comunità penitenziaria. Si pensi alla sanità, alla formazione, all’istruzione, alle politiche sociali, alle politiche del lavoro (tutte in carico alla Regione), ma anche i progetti e le iniziative degli enti locali volti al reinserimento sociale o alla valorizzazione del potenziale lavorativo dei reclusi, soprattutto in chiave di restituzione e riparazione del danno. Saranno messi in discussione dalla modifica della popolazione detenuta. Semplicemente le progettualità che con la media sicurezza sono per lo più rivolte verso l’esterno, con l’Alta Sicurezza devono essere necessariamente rivolte all’interno dell’istituto, ma una simile “conversione” delle attività è quasi mai possibile, soprattutto perché si scontra con gli spazi e l’organizzazione del carcere. Infine, l’impatto che può avere un carcere di circa 500 detenuti “As”, afferenti quindi alle grandi organizzazioni criminali del nostro Paese, sul tessuto socio-economico di una cittadina medio-piccola è da presidiare con attenzione e senza pregiudizi.

Continuare a rimandare l’inizio dei lavori di ristrutturazione della Casa di reclusione “Giuseppe Montaldo” di Alba (chiusa ormai da quattro anni in attesa del ripristino dell’impianto idraulico), o lasciare ancora nell’indeterminatezza la questione del padiglione “ex-giudiziario” della Casa Circondariale “Cerialdo” di Cuneo (chiuso da circa dieci anni in attesa di un intervento di riqualificazione degli impianti), sono solo alcuni esempi di come non ci siano le basi migliori per un serio ragionamento di sistema che veda ciascun attore responsabile per la propria parte in un gioco di squadra che abbia chiari gli obiettivi condivisi e le finalità ultime dell’esecuzione penale. A tutto ciò si aggiunga la necessità di rifunzionalizzazione degli spazi attualmente non utilizzati per la piena valorizzazioni delle funzioni trattamentali della Casa di reclusione a custodia attenuata di Fossano, unica in Piemonte.

Ufficio Stampa – Provincia di Cuneo

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