Anteprima nazionale per il film “Alfonsina y el mar” del regista fossanese Davide Sordella
Un 8 marzo dedicato alle donne in Provincia. Lucia Bosè è attrice protagonista della pellicola che ha ottenuto il Premio Tonino Guerra per la migliore sceneggiatura al San Marino Film Festival
Cuneo “Un raro esempio di cinema che sa parlare alle donne”: la motiviazione alla base dell’assegnazione del Premio Tonino Guerra per la miglior sceneggiatura al San Marino Film Festival è la stessa che ha decretato la scelta di proiettare a Cuneo l’anteprima nazionale del film “Alfonsina y el mar”, in concomitanza con la festa della donna. Promossa dall’associazione “Donne per la Granda”, con il patrocinio di Provincia e Comune di Cuneo, la visione dell’ultima fatica del regista fossanese Davide Sordella è in programma per le 19 dell’8 marzo, nella sala B del Centro Incontri di Corso Dante, a Cuneo.
“In un periodo contrassegnato da una drammatica escalation di episodi di violenza contro le donne – spiegano la presidente della Provincia, Gianna Gancia, e la presidente di Donne per la Granda, Giovanna Tealdi, insieme all’assessora provinciale alle Pari Opportunità, Anna Mantini – ci è sembrato opportuno offrire un’ulteriore opportunità di crescente presa di coscienza del problema e, insieme, di quell’identità femminile che è fatta di impegno, duro lavoro e capacità di mettersi in gioco. Un’immagine di speranza, quella veicolata dalla pellicola, che racconta una storia tutta al femminile di rivendicazione identitaria, ottenuta non senza sforzo, ma attraverso un lento percorso di conquista”.
Il film, prodotto da Anna Maria Allasia, è stato interamente girato in Cile. Di rilievo il cast. Lucia Bosè, la prima miss Italia del dopoguerra, musa di Antonioni, Fellini, Rosi, Taviani, Cavani, Ozpetek, Buñuel, Bardem, Cocteau, Moreau…, nonché madre del cantante Miguel Bosé, torna da protagonista al cinema nel nuovo film di Davide Sordella e Pablo Benedetti (in arte K.Kosoof). La accompagna come co-protagonista l’attrice peruviana Magaly Solier, venuta alla ribalta con “La teta asustada”, miglior film al festival di Berlino e nella cinquina finalista dell’Oscar, nonché protagonista di importanti opere in Spagna e Usa. La storia narra di un’attrice europea non più giovane che rientra nel proprio paese, nel nord del Cile, dove ha trascorso l’infanzia, per inseguire la sua utopia: creare un piccolo canale televisivo in un luogo dove la tv non è mai arrivata prima e ricominciare così tutto da capo. La commedia è anche una riflessione sulla comunicazione e sui media. Ma è prima di tutto la storia di un incontro: tra la protagonista e Warmi, una giovane locale che ha trascorso l’intera esistenza a Humberstone. Due persone che scoprono di incarnare in fondo due facce della stessa medaglia. Da un lato una donna fuggita dal proprio paese, dal proprio passato nella convinzione di risolvere così tutti i problemi. Dall’altro una donna che invece non è mai uscita dalla vallata di origine, ma che vive rimandando ogni decisione, nell’attesa di andarsene verso il sogno luccicante della grande città.
La trama è parte integrante della motiviazione espressa all’atto della premiazione dalla giuria del San Marino Film Festival, presieduta da Pupi Avati: “E’ un film bellissimo, poetico e visionario, che attraverso un meccanismo di racconto assolutamente originale ed equilibrato tra narrazione, regia e fotografia, racconta lo sforzo di due donne di età diverse che hanno la necessità di realizzare il sogno incompiuto del padre per diventare padrone di se stesse e del proprio destino”.
Per il regista fossanese Davide Sordella si tratta della terza prova sul grande schermo, dopo i fortunati “Fratelli di sangue” (nel 2007) e “Corazones de mujer” (presentato nel 2009 al festival di Berlino e riscuotendo in seguito diversi premi in festival del mondo). Recenti tappe di una carriera artistica partita dalla scuola di Daniele Segre e dal servizio civile in Bolivia nei programmi di sminamento, dove Sordella inizia a insegnare l’uso della videocamera agli abitanti del luogo e gira diversi filmati documentari. Ottiene così l’incarico di dirigere un centro di produzione audiovisiva, finanziato dal governo tedesco, dove realizza diversi programmi tv, documentari e lavora alla costruzione di un centro multimediale che comprende anche la locale cineteca. Nel frattempo dirige la sua prima opera di finzione, Yawar (1996), un mediometraggio ispirato ai miti andini. Realizza numerosi commercial, videoclip e il lungometraggio Tattoos (1999) per una campagna di informazione e prevenzione all’AIDS che coinvolge l’America Latina. Rientra in Europa per completare i suoi studi alla London Film School, collaborando alla produzione di numerosi cortometraggi inglesi e dirigendo i film brevi The End (2000), Memoirs of a Song (2001).
L’evento sarà ad ingresso libero e, al termine della proiezione, seguirà un rinfresco.