Cinipide del castagno: situazione in miglioramento
Restano molte malattie che colpiscono i castagneti della Granda
Cuneo Nelle aree del Cuneese (Boves, Peveragno e Robilante), dove sono stati effettuati nei castagneti i primi lanci del parassitoide Torymus sinensis per contrastare l’avanzata del cinipide galligeno, prosegue il miglioramento iniziato già lo scorso anno rispetto all’epidemia che ha colpito gli alberi di castagne. I tecnici hanno notato una ripresa nello sviluppo della vegetazione, grazie ad una minor percentuale di galle che bloccano lo sviluppo dei nuovi germogli, con un aumento della dimensione delle foglie e dello sviluppo dei getti per cui, in questi areali, le galle risultano già oggi decisamente meno evidenti. Si può supporre che, in queste zone, l’azione del Torymus prosegua ancora e si abbia il prossimo anno un’ulteriore riduzione del numero di galle con un conseguente miglioramento dello stato vegetativo degli alberi. L’effetto del parassita immesso sta crescendo e stanno arrivando, quindi, buoni risultati dalla sua azione di limitazione naturale contro i danni causati dal cinipide. Gli esperti precisano che, anche al conseguimento di un controllo biologico efficace, le galle non spariranno. E’ però importante che si riducano in numero tale da non arrecare più danni alla vegetazione, così come sta già avvenendo in alcuni castagneti. Inoltre l’equilibrio biologico sarà un processo dinamico, con oscillazioni nei rapporti tra le popolazioni dei due insetti soggette a fattori esterni, variabili di anno in anno, quali l’andamento climatico e la presenza, ad esempio, di iperparassitoidi.
“Sono molto soddisfatto per il risultato – ha commentato l’assessore provinciale all’Agricoltura, Roberto Mellano – perchè è il primo anno in cui vediamo risultati concreti e soprattutto uno sbocco alla situazione dei castagneti cuneesi, che sta via via migliorando. Ci vorrà forse ancora qualche anno, ma siamo sulla strada giusta e ciò ci permetterà di recuperare non solo la coltivazione del frutto della castagna, ma l’intero patrimonio boschivo della Granda. Di questo voglio ringraziare gli esperti e i tecnici del Gruppo locale che lavora in Provincia in collaborazione con le associazioni di categoria”.
Negli ultimi anni lo stato di salute dei castagneti in generale resta, tuttavia, sempre difficile anche per una recrudescenza del cancro corticale. E’ stata ipotizzata un’interazione tra cinipide galligeno e cancro della corteccia rilevando come anche ceppi ipovirulenti del fungo patogeno siano in grado di uccidere rami fortemente infestati dal cinipide. In base alle osservazioni effettuate durante sopralluoghi nei castagneti fortemente degradati, sembra esservi una carenza di cancri cicatrizzati a favore dei cancri virulenti. E’ pertanto in fase di pianificazione una sperimentazione rivolta al recupero di questi castagneti che dovrebbe iniziare nel 2013 con diverse tipologie di intervento (potature di diversa entità abbinate a concimazione, somministrazione di prodotti fitosanitari per via endoterapica, inoculazione di ceppi ipovirulenti del fungo patogeno) per il risanamento dei castagneti in stato di sofferenza e interessati da cancro corticale.
Infine, è stato finalmente individuato l’agente del marciume delle castagne. Si tratta di una nuova specie fungina, descritta dai patologi vegetali dell’Università di Torino con il nome di Gnomoniopsis castanea. Il fungo provoca il marciume delle castagne, ma si trova in stadio latente (senza provocare sintomi) in molti altri organi e tessuti del castagno: giovane corteccia, fiori, ricci, ecc. Il fungo si manifesta sia sui ricci a terra, sia sulle galle del cinipide. Sono attualmente in corso indagini per chiarire le modalità di infezione del fungo, la sua eventuale interazione con il cinipide e l’efficacia di alcune pratiche agronomiche (asportazione dei ricci a terra, trinciatura dei residui vegetali) nel contenere l’incidenza del marciume delle castagne.