Consiglio provinciale: approvati gli equilibri di bilancio

La relazione della presidente Gancia: “Se siamo riusciti a ristabilire equilibri di bilancio lo si deve solo a scelte lungimiranti degli ultimi esercizi”.

Il Consiglio provinciale del 17 settembre 2012

Cuneo Con 18 sì, 1 voto contrario e 7 astenuti il Consiglio provinciale ha approvato lunedì 17 settembre il documento di ricognizione sullo stato di attuazione dei programmi in relazione all’esercizio finanziario 2011 e l’adozione di misure necessarie al ripristino del pareggio ed alla salvaguardia degli equilibri di bilancio. Il dibattito, durato quasi tre ore, è stato introdotto dalla presidente Gianna Gancia e sono intervenuti 16 consiglieri provinciali appartenenti a tutte le formazioni politiche: Pio Giverso, Marco Perosino, Patrizia Manassero, Marco Pedussia, Angelo Rosso, Roberto Nizza, Erio Ambrosino, Massimo Somaglia, Stefano Dho, Alberto Anello, Paolo Demarchi, Pierpaolo Varrone, Piermario Giordano, Giovanna Zetti e Pietro Revetria. Al termine è intervenuto anche il vice presidente Giuseppe Rossetto.

Di seguito l’intervento della presidente Gancia.

“Mi limiterò a due considerazioni di ordine generale, prima di entrare nel dettaglio delle scelte che oggi consentono di ristabilire gli equilibri di bilancio. La prima considerazione è quella sull’impatto del DL 95/2012 sul bilancio dell’ente. Stiamo parlando di minori trasferimenti pari a 5.800.000 euro sull’esercizio in corso, destinati a raddoppiare nell’esercizio 2013. Scelte che s’innestano su tagli ai trasferimenti che a più riprese negli ultimi anni il legislatore statale ha imposto agli enti locali e, in particolare, alle province. Per quanto ci riguarda, stiamo parlando complessivamente di 25.104.000 euro: a tanto ammontano i minori trasferimenti da parte dello Stato disposti dagli ultimi tre governi. Ora, è evidente che tagli di questo tenore non sono un dato semplicemente quantitativo; sono di ordine qualitativo. E’ evidente che, nell’assumere queste scelte, l’indirizzo non era solo di dare minori risorse alle province, era quello di quasi azzerarne l’operatività. Il bilancio dell’ente risente, come sapete, di entrate e spese vincolate non comprimibili e la riduzione, ma meglio sarebbe dire l’azzeramento dei trasferimenti statali si riflette con particolare forza su settori specifici, quali la spesa per la manutenzione di strade e scuole. Un rischio che abbiamo cercato di mitigare con le misure che oggi proponiamo al consiglio, attraverso l’applicazione dell’avanzo d’amministrazione e del fondo di riserva. Un rischio destinato tuttavia a diventare realtà nel 2013, in assenza di novità e misure straordinarie a cui dovremo lavorare insieme. Credo che per questo dobbiamo lavorare: cercare fin d’ora, in queste settimane, d’individuare soluzioni ad una situazione che rischia altrimenti d’essere non governabile e di riflettersi pesantemente sui servizi erogati. Non ho mai condiviso piagnistei. Ma credo che i numeri siano lì e meritino l’attenzione di tutti. Credo che, mentre in generale si parla di riordino delle province, con la soppressione di quelle più piccole, la posta in gioca reale sia ben altra: ed è la soppressione dei servizi erogati dalle province, un obiettivo che il legislatore statale raggiungerà ben prima dell’eventuale riordino. Va sottolineato, peraltro, che ben diversa sarebbe la nostra situazione se l’attuale governo non avesse fatto non uno ma diversi passi indietro rispetto all’attuazione della legge 42/2009 sul federalismo fiscale. Lo svuotamento del Fondo Sperimentale di Riequilibrio disposto con il DL 95 di fatto mette una pietra sepolcrale sul federalismo fiscale. Infine, ai 25.104.000 euro di minori trasferimenti dallo Stato è giusto aggiungere i 3.200.000 euro tagliati dalla Regione a valere sul fondo unico per le funzioni trasferite, nonché le minori entrate tributarie su Ipt e addizionale RcAuto, che inevitabilmente risentono della crisi del settore: in tutto, è corretto dire che le risorse mancanti rispetto al 2009 sono ben oltre i 30 milioni di euro.

Seconda considerazione: il patto di stabilità. Se nel medio periodo i tagli prospettati si rifletteranno drasticamente sui servizi, vi è una conseguenza che è immediata: il blocco dei pagamenti a titolo secondo. Una conseguenza inevitabile, nel momento in cui con proprio decreto lo Stato riduce dall’oggi al domani i trasferimenti in modo non programmabile né sostenibile. Con lo stesso DL 95, peraltro, il governo ha dato corso ad un’intesa con l’Anci che concede 800 mln di euro ai Comuni di maggior respiro sul patto di stabilità: 800 mln di euro ai Comuni, zero alle Province, una scelta evidentemente politica che credo non necessiti di ulteriori commenti. Anche in questo caso la grafica, che riporta la spesa storica per investimenti, vi evidenzia il progressivo logoramento della capacità di effettuare pagamenti in conto capitale dell’ente: negli ultimi tre anni, si è quasi azzerata divenendo in buona sostanza interamente riconducibile alle aperture determinate dal patto verticale regionale, con inevitabili riflessi in termini di ritardi nei pagamenti alle imprese. Trovo quanto meno singolare, lasciatemelo dire, che a Roma si ragioni tanto sui ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione per adottare poi misure che non possono che tradursi in aggravi della situazione. Stiamo ragionando, va da sé, di interventi la cui copertura di spesa è certa ma che l’ente non può pagare a seguito della rideterminazione dei saldi del patto di stabilità del DL 95/2012. La giunta è impegnata su diversi fronti per individuare soluzioni straordinarie, che potranno passare dalla collaborazione con la Fondazione Crc piuttosto che da forti dismissioni patrimoniali. Tuttavia, ritengo che sia doveroso informare i colleghi consiglieri su un problema che rischia di diventare drammatico non per l’ente quanto per le imprese che lavorano per esso.

In conclusione, credo che, se oggi riusciamo a ristabilire equilibri di bilancio lo si debba unicamente a scelte lungimiranti degli ultimi esercizi. Scelte che spesso hanno anticipato il legislatore, per esempio sul fronte dell’indebitamento che è stato fortemente irrigidito dalla L. 183/2011 che in buona sostanza si traduce in un divieto del ricorso al mutuo per la maggior parte degli enti. Una scelta che noi abbiamo anticipato di almeno due anni, da un lato determinando la riduzione dell’indebitamento, ormai consolidata nella sua tendenza, dall’altro scongiurando conseguenze che sarebbero anche peggiori in termini d’impossibilità di pagamento. In assenza di queste scelte da parte di Consiglio e Giunta, la Provincia di Cuneo sarebbe già oggi commissariata. Due le direttive a cui abbiamo cercato, non senza difficoltà, d’attenerci: dovendo inevitabilmente tradurre le minori entrate in minori spese, si è ritenuto da un lato di mitigare l’impatto sulla manutenzione stradale, dall’altra di salvaguardare, almeno per l’esercizio in corso, gli interventi a favore degli asili comunali, onde evitare di aggravare le famiglie in una congiuntura già di per sé drammatica”.

L’assessore all’Attuazione del programma, Pietro Blengini, ha poi proseguito l’intervento approfondendo l’aspetto tecnico della relazione, seguito da alcune valutazioni del vice presidente Giuseppe Rossetto. Al termine del Consiglio è stato approvato all’unanimità dei presenti (17 voti favorevoli) l’ordine del giorno proposto dal consigliere Fabio Di Stefano (Idv) su “No alle dismissioni complete e irreversibili di tratte ferroviarie (binari, traversine, pali, cablaggio e accessori) delle linee interessate dalla sospensione al traffico viaggiatori”.

 

 

 

 

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