Abolire le Province, Gianna Gancia: “Si butta il bambino, si tiene l’acqua sporca”

L'intervento della presidente Gancia

“Bisogna invece sopprimere gli enti intermedi e ridurre il numero delle Province”

Cuneo Lunedì 13 febbraio si è svolto il Consiglio Provinciale aperto che ha esaminato l’ordine del giorno proposto dall’Unione delle Province Italiane a seguito dell’entrata in vigore del decreto legge 201/2011 e che riguarda la discussa ridefinizione delle Province. Intitolato “No all’Italia senza le Province”, è stato approvato con voti 19 sì e  2 contrari (Fabio Di Stefano e Stefano Garelli). Il documento chiede: “ai parlamentari del territorio di farsi promotori in Parlamento di iniziative volte a garantire l’esistenza delle Province intese come strumento di partecipazione democratica dei cittadini nel governo del territorio; alle organizzazioni sindacali di mobilitarsi contro l’abolizione o allo svuotamento delle Province per tutelare le persone che ci lavorano; alle forze economico-sociali di mobilitarsi per ristabilire un punto di riferimento istituzionale certo nel territorio per garantire il rilancio degli investimenti per lo sviluppo locale; ai cittadini tutti, agli uomini di cultura, alle associazioni e ai gruppi di volontariato di manifestare il loro amore per il territorio opponendosi all’abolizione o allo svuotamento delle nostre Province o alla loro trasformazione in enti nominati dai partiti e non eletti direttamente dal popolo”.

Il dibattito è stato aperto dall’intervento della presidente Gianna Gancia. “Come sapete io non ritengo che la Provincia di Cuneo sia di troppo – ha detto Gancia -. Penso però, non da oggi, che siamo in troppi. Troppi a far le stesse cose: troppi enti, troppi apparati, troppe strutture. Abbiamo provato a contare le poltrone degli enti intermedi emanazione della sola Regione Piemonte (dalle Atc ai Parchi e via dicendo): 4.221 poltrone di amministratori e molti di più i dipendenti di questi enti. Dove sono in troppi a far le stesse cose,  è un po’ come dove nessuno fa niente.  La proliferazione dei livelli amministrativi e gestionali fa sì che questi si configurino al lato pratico non come livelli decisionali, ma alla stregua di livelli indecisionali. Dove tutti decidono, nessuno decide. Ben venga, dunque, un dibattito sulla chiarezza dei ruoli.  Perché tagliare non è giusto, è sacrosanto. Ma il governo, con il D.L. 201, ha fatto questo: ha gettato il bambino. Per tenersi stretta tutta l’acqua sporca. L’acqua sporca degli enti intermedi, dove non ci sono eletti ma nominati dai partiti che, non di rado, guadagnano tanto, tanto di più delle indennità che la legge fissa per gli amministratori”.

Nel suo intervento la presidente Gancia ha ribadito la volontà di ridurre il numero delle Province, ma anche di tanti enti intermedi. “Una cinquantina di province, non di più – ha detto Gancia – e altrettante Prefetture, Questure, Camere di Commercio, Direzioni provinciali di Aci, Motorizzazione civile, Inail, Inps, Agenzie varie del territorio, delle Entrate o delle Dogane… con compensi uguali per tutti, perchè è vergognoso che gli sitpendi dei dipendenti delle Province siano inferiori a quelli delle Regioni o degli statali. Avrà il governo il buonsenso di far propria questa proposta, che è oggi anche quella dell’Upi? (…) Il rischio vero che vedo affacciarsi all’orizzonte è l’indeterminazione. Con uno svuotamento funzionale delle Province che è legge dello Stato, ma senza che né il legislatore statale né quello regionale abbiano stabilito chi fa che cosa e con quali risorse”.

Gianna Gancia ha poi concluso il suo intervento ricordando che,  al rischio dello svuotamento funzionale, se ne aggiunge uno ben più grave e serio che è lo svuotamento finanziario. “E’ un rischio già effettivo che ha preso corpo con l’esproprio da parte dello Stato di fonti d’entrata autonome come l’addizionale sull’energia elettrica e con l’ulteriore taglio del fondo di riequilibrio.  Se scomparirà la Provincia, a controllo del territorio rimarranno solo le Prefetture, cioè  il controllo dello Stato centrale sul territorio; è il contrario del federalismo a cui faceva riferimento Einaudi quando scriveva, “la gente sbriga da sè le proprie faccende locali”. Mi rivolgo ai dipendenti dell’ente esprimendo autentitca solidarietà perchè sono soprattutto loro che ora mancano di certezza. Per questo ritengo sia giusto approvare l’ordine del giorno proposto”.

Di seguito gli interventi delle organizzazioni sindacali, dei rappresentanti delle categorie economiche e sociali e dei consiglieri provinciali.  Per i lavoratori hanno parlato Cristina Lavina (rappresentante Rsu) che ha chiesto la costituzione un tavolo di coordinamento piemontese, i segretari Cisl Funzione (Alessandro Bertaina), Cgil Fp (Valter Biancotto), regionale Uil Pubblico Impiego (Giuseppe Castagnella) e provinciale Cisl (Silvio Giordanengo). Da tutti la richiesta di rivedere la norma che svuota di funzioni le Province senza ottenere risparmi di costi.

Per il Patto per lo sviluppo è intervenuto Marcello Gatto che ha parlato a nome di associazioni di categorie e imprenditori chiedendo il mantenimento delle Province per le importanti funzioni svolte, riducendo soltanto il numero insieme a quello delle altre strutture con base provinciale. Tra i numerosi primi cittadini presenti in sala sono interventi a sostegno delle Province anche il sindaco di Alba Maurizio Marello e di Bra Bruna Sibille. L’assessore provinciale al Personale Anna Mantini ha chiesto rispetto per il personale dell’ente, già ampiamento ridimensionato,  al quale ha riconosciuto meriti di efficenza e professionalità.

Quindi il dibattito tra i consiglieri provinciali. Sono intervenuti Marco Perosino (Pdl), Pierpaolo Varrone (Pd), Paolo Demarchi (Lega Nord), Roberto Nizza (Lista Costa), Pio Giverso (Pd), Alberto Cirio (Pdl), Mino Taricco (Pd), Piermario Giordan (Lega Nord), Fabio Di Stefano (Idv), Luigi Icardi (Lega Nord), Angelo Rosso (Udc), Stefano Garelli (Pd). In conclusione l’intervento del consigliere regionale Giovanni Negro.

Alcune immagini del Consiglio provinciale

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