Firmato accordo tra Provincia e Regione per le conciliazioni Corecom
L’intesa è stata siglata a Torino tra il Consiglio regionale del Piemonte e la Provincia di Cuneo tramite l’assessore Mantini
Cuneo – Nel corso di una cerimonia a Palazzo Lascaris è stato sottoscritto lunedì 6 giugno a Torino il protocollo d’intesa tra il Consiglio regionale del Piemonte e la Provincia di Cuneo, rappresentata dall’assessore alla Tutela del consumatore, Anna Mantini. Scopo dell’accordo facilitare l’iter delle domande di conciliazione al Corecom (Comitato regionale per le comunicazioni del Piemonte ndr) per la conciliazione nelle controversie in materia di servizi di comunicazione. Alla firma erano presenti il presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo, il vicepresidente del Corecom Roberto Rosso e il commissario delegato alle conciliazioni, Luca Procacci.
“La grande sensibilità della nostra presidente Gianna Gancia – ha dichiarato l’assessore Mantini – ci ha portato celermente a concludere un accordo pensato per la miglior tutela dei consumatori cuneesi. Un accordo nell’ottica di servizio e di sussidiarietà che porterà anche a migliorare la sensibilità verso gli utenti da parte delle aziende che gestiscono il servizio”.
L’accordo riguarda il servizio di conciliazione nelle controversie in materia di servizi di comunicazione che ha riscosso, in pochi anni (è iniziato nel luglio del 2004), un grande successo con un aumento esponenziale delle istanze arrivate a quota 4 mila nel 2010 (più 900 circa richieste di riattivazione della linea). L’anno scorso vi sono state più di 4 mila conciliazioni con un esito favorevole pari all’85%.
La Provincia di Cuneo realizzerà l’attività di front office in modo da evitare spese di trasferimento a Torino e perdite di tempo agli abitanti del territorio provinciale nell’espletamento delle pratiche necessarie per richiedere la conciliazione. Grazie a tale decentramento, sarà garantito un servizio migliore per gli utenti lontani dal capoluogo e permettendo l’esecuzione di controversie per cui gli utenti avrebbero dovuto rinunciare a chiedere giustizia.