Divieto falò per pulizia dei boschi

Molte le ordinanze dei sindaci del Cuneese per la qualità dell’aria

Immagine di repertorio

Cuneo – Il progressivo miglioramento della qualità dell’aria rilevato in questi anni presenta ancora alcuni aspetti critici, soprattutto in inverno per quanto riguarda i parametri Pm10 (polveri sottili) e biossido di azoto. La Commissione europea ha avviato delle procedure d’infrazione a carico dell’Italia, che sono già in fase avanzata. Per tale motivo il 9 giugno 2017 è stato siglato a Bologna il “Nuovo accordo di programma per l’adozione coordinata e congiunta di misure per il miglioramento della qualità dell’aria nel bacino padano”. L’atto è stato sottoscritto dal Ministero dell’Ambiente e dai Presidenti delle Regioni Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto.

La Regione Piemonte, in particolare, ha applicato l’accordo sottoscritto attraverso due provvedimenti di fine ottobre 2017. Tra le molte misure da adottare, soprattutto rispetto ai veicoli, ce n’è anche una che riguarda invece la tradizionale pratica di accendere falò per bruciare foglie e rami secchi per la pulizia dei boschi. Infatti, dal 1° ottobre di ogni anno al 31 marzo dell’anno successivo è stato disposto il divieto al raggruppamento e abbruciamento in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non superiori a tre metri steri per ettaro dei materiali vegetali, effettuate nel luogo di produzione. Su sollecitazione della Regione e della Provincia di Cuneo molti sindaci hanno emesso ordinanze in tal senso. Ad oggi ne risultano circa 60.

Il problema delle emissioni di polveri sottili da tale antica pratica è spesso sottovalutato. Il Dipartimento provinciale Arpa di Cuneo ha svolto tra il 2015 e il 2016 un monitoraggio della qualità dell’aria nelle zone collinari e montane di bassa quota. L’esito è stato chiaro: le concentrazioni di particolato sottile che arrivano dalla combustione di legna di riscaldamento domestico e dagli abbruciamenti boschivi, in modo più circoscritto nel tempo, sono una peculiarità locale, ma soprattutto contribuiscono in modo determinante alle criticità emerse per la qualità dell’aria nelle zone esaminate, relativamente agli elevati livelli di Pm10 e di idrocarburi policiclici aromatici.

In merito alle ricadute sanitarie correlate alla qualità dell’aria, ormai non vi sono più dubbi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato una serie di linee guida sul tema, ma è la  “Evolution of Who air quality guidelines: past, present and future” (2017) che presenta l’evoluzione delle prove scientifiche sugli effetti sanitari dell’inquinamento atmosferico, supportando in tal modo l’adozione – a livello internazionale – di strategie di gestione della qualità dell’aria, indoor e outdoor.  C’è da sperare che la maggior sensibilità dei singoli, al di là dei controlli degli enti pubblici, possa contribuire al contenimento del problema a favore di tutta  la collettività.

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