Giovedì 28 maggio anche presidi, studenti e famiglie per difendere i servizi scolastici
Manifestazione unitaria al Parco della Resistenza alle 18 con Provincia, Comuni, autorità
Cuneo – Anche i dirigenti scolastici, gli studenti e le loro famiglie sono attesi alla manifestazione che la Provincia di Cuneo sta organizzando con i Comuni per giovedì 28 maggio, alle 18, al Parco della Resistenza (in caso di maltempo al Centro Incontri della Provincia) per evidenziare l’insostenibilità dei tagli governativi sui servizi essenziali ai cittadini, compresi quelli scolastici. Saranno presenti i 250 sindaci della Granda, il Prefetto, parlamentari e consiglieri regionali del territorio. Ogni sindaco, con la fascia tricolore, consegnerà al Prefetto una lettera con le criticità del proprio Comune, a partire dalle carenze manutentive e i dissesti sulle strade, i problemi degli edifici e dei trasporti scolastici, il servizio idrico, i dissesti idrogeologici, oltre a un elenco dei tagli subiti in 5 anni e alle somme che non ha potuto spendere per il Patto di stabilità.
Il presidente della Provincia e sindaco di Cuneo, Federico Borgna: “Non vogliamo fare una manifestazione “contro” qualcuno, ma “per” tutti. Quindi non sarà un momento di protesta, ma di condivisione rivolto ai cittadini che rischiano di perdere i servizi e ai Comuni che sono l’ultimo capillare di una riforma ancora in corso. Noi siamo disponibili e vogliamo accompagnare questo processo di trasformazione del Paese, ma in un modo che non lasci per strada nessuno. Come rappresentanti delle istituzioni abbiamo il dovere di condividere il disagio che colpisce Provincia e Comuni, evidenziando che alcuni tagli e prelievi sono insostenibili”.
Tra i vari servizi in bilico ci sono anche le scuole. La Provincia, senza fondi, non potrà più garantire il pagamento delle utenze, il riscaldamento, la pulizia, gli interventi di manutenzione, con gravi rischi anche per la sicurezza dei ragazzi. In una lettera inviata a tutti i dirigenti delle scuole superiori della Granda, a firma del presidente Borgna e del consigliere incaricato per l’Edilizia scolastica, Milva Rinaudo si evidenzia il problema: “La legge di stabilità – scrivono – prevede un prelievo forzoso delle risorse provinciali per circa 15 milioni di euro che nel 2016 diventerà di 30 milioni e nel 2017 di 45 milioni, a fronte di un bilancio provinciale che prevede entrate proprie per 47 milioni di euro, in un quadro già connotato da grande precarietà e ristrettezza finanziaria. Una vera e propria appropriazione di risorse derivate dai versamenti di tutti i cittadini della Granda destinate a finanziare i fondamentali servizi provinciali di pubblica utilità e che invece verranno gestite dallo Stato centrale per altri scopi”.
Sono 79 gli edifici degli Istituti superiori e plessi scolastici di cui la Provincia ha il compito della manutenzione e gestione per un totale di 1.146 classi destinate agli oltre 24.000 studenti della Granda (dato settembre 2014). Per le spese fisse (luce, riscaldamento, altre utenze) si spendono circa 4,5 milioni di euro all’anno, oltre alle spese generali di funzionamento (affitti, utilizzo palestre, manutenzioni di presìdi essenziali come ascensori, montascale, impianti antincendio) per circa 1 milione di euro, a cui si devono aggiungere i soldi necessari alla manutenzione ordinaria e straordinaria di cui gli edifici scolastici hanno sempre più bisogno. Per garantire il completo adeguamento alle norme per la sicurezza delle scuole servirebbero circa 90 milioni di euro. A ciò si aggiunga che la Provincia deve svolgere la funzione delegata per gli interventi del diritto allo studio e per l’assistenza scolastica della legge 28/2007, su cui pesano tutte le difficoltà finanziarie della Regione Piemonte.
“In questa situazione che sta assumendo una connotazione quasi drammatica – concludono Borgna e Rinaudo – si rende imprescindibile un’azione forte, incisiva, unitaria e condivisa in tutte le sedi istituzionali, che coinvolga tutti gli attori del territorio (enti, scuole, utenti) affinchè il Governo riveda le proprie decisioni che stanno già compromettendo l’erogazione del pubblico servizio scolastico e finiranno per compromettere il diritto allo studio, garantito dalla Costituzione”.