“Armenia, la responsabilità del silenzio”: affollato incontro in Provincia
Organizzato dall’associazione “Donne per la Granda”, presenti la presidente della Provincia, Gianna Gancia e della Regione, Roberto Cota
Cuneo A distanza di quasi un secolo dalle tragiche vicende che portarono al genocidio del popolo armeno, resta molto vivo l’interesse per un’identità culturale cristiana e una civiltà millenaria che, tra il 1915 e il 1923, visse una delle pagine più buie della storia europea e che oggi chiede di non essere dimenticata. Il genocidio dei cristiani armeni costituisce, infatti, anche adesso un punto nodale per l’avvicinamento della Turchia all’Unione Europea. Per approfondire meglio la vicenda armena e la responsabilità del silenzio che ancora oggi l’avvolge, si è svolto venerdì 16 marzo in Provincia, in una sala affollatissima con tanta gente in piedi, una serata dal titolo “Armenia: la responsabilità del silenzio”. Ad organizzarla l’Associazione “Donne per la Granda” in collaborazione con la Provincia di Cuneo, rappresentata dalla presidente Gianna Gancia. Ha portato il saluto della Regione Piemonte anche il presidente Roberto Cota.
“Parlare oggi di Armenia – ha detto la presidente della Provincia Gianna Gancia – significa affrontare una questione drammaticamente aperta: l’eliminazione sistematica di un’etnia. Questa sera approfondiamo l’argomento con il rispetto che si deve alle vittime, ma senza la pretesa del giudizio, che male si accompagna alla ricostruzione storica cui si addice, invece, lo sforzo dell’obiettività. Lo facciamo, piuttosto, per amore di verità. Quella stessa che, oscurata dal silenzio dei governi, ha consentito, a varie latitudini e in diversi tempi, il perpetrarsi delle stragi di innocenti. In solidarietà con il popolo armeno, il Consiglio provinciale di Cuneo ha approvato, nella seduta del 28 novembre scorso, un ordine del giorno, promosso dal gruppo Lega Nord “.
L’iniziativa rientra tra i fini istituzionali dell’Associazione “Donne per la Granda”, con particolare attenzione per il sostegno al dibattito culturale e sociale, a garanzia dei diritti civili. “A partire proprio da questo fine associativo – ha spiegato la presidente Tealdi – abbiamo voluto sottolineare questa responsabilità del silenzio che focalizza l’attenzione su un aspetto cruciale: il non dire, il non partecipare può equivalere a negare il diritto di esistere, il diritto di vedere riconosciuta una responsabilità che la storia è in grado di documentare”.
Acquisire consapevolezza su un problema dibattuto a livello politico ed istituzionale europeo, per passare dalla Granda all’Europa attraverso un approfondimento storico culturale. Questo lo scopo – ben riuscito – della relazione storica curata da Martina Corgnati, studiosa di storia e cultura armena e docente di storia dell’arte all’Accademia Albertina di Torino che, dopo un documentato inquadramento storico-politico, ha approfondito i fatti con particolare riferimento alla necessità di un riconoscimento. Corgnati ha anche sottolineato la possibilità di un confronto tra Armenia e Provincia di Cuneo ed ha evidenziato gli aspetti artistici, religiosi, linguistici, culturali e memoriali del popolo armeno. Alla proiezione di diapositive e contributi video, è poi seguita la proiezione del film “La masseria delle allodole” dei fratelli Taviani tratto dal libro della scrittrice armena Antonia Arslan. Infine hanno preso la parola due giovani armeni in Italia, che frequentano l’Accademia militare a Torino, portando la loro commossa testimonianza e auspicando il proseguimento di questo cammino di conoscenza e riflessione sul genocidio di oltre 1,5 milioni armeni trucidati anche per la loro fede cristiana, come peraltro accade anche oggi a tanti popoli nel mondo.
L’Associazione “Donne per la Granda”, costituita con atto notarile a Cuneo il 10 maggio 2010, conta attualmente 68 iscritte in rappresentanza dell’intero territorio provinciale. Tra gli obiettivi la promozione dell’immagine femminile, con particolare attenzione al contrasto alla violenza e alla discriminazione nel lavoro. Persegue, inoltre, la promozione della cultura, la conciliazione dei tempi, la partecipazione al dibattito socio-culturale, la garanzia dei diritti civili e la promozione del territorio di appartenenza.