Provincia: presentazione del volume “La religion dj nosti paire” di Pasqualino Ghio

L’appuntamento giovedì 11 aprile nella sala Falco

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La copertina del volume

Cuneo Giovedì 11 aprile alle 17,30 il Centro Incontri della Provincia ospita nella sala Falco la presentazione pubblica del libro di Pasqualino Ghio “La religion dj nosti paire”, edizioni Araba Fenice. Saranno presenti, oltre alla presidente della Provincia Gianna Gancia e all’assessore provinciale alla Cultura Licia Viscusi, l’autore Pasqualino Ghio, don Aldo Benevelli, Fabrizio Pellegrino presidente Associazione Marcovaldo e Marilisa Giordano, pittrice  e restauratrice.

Il volume ripercorre la storia secolare della religione alpina, attraverso un percorso di immagini di “piloun, chapele e piture si mur” che riportano alla luce un patrimonio straordinario di arte e fede quasi dimenticato: dalle meravigliose chiese affrescate di Elva e Castelmagno allo stupendo santuario di San Costanzo al Monte, dalle cappelle che hanno segnato la religiosità contadina nei luoghi più inaccessibili ai piloni votivi abbandonati nei boschi un tempo ricchi di vita e di lavoro. Un libro con quasi 300 fotografie, rilievi e piantine esplicative, oltre ad un racconto puntuale e dettagliato della storia di ogni opera. Un cammino nell’arte e nella fede popolare delle valli alpine piemontesi e provenzali fondamentale per tutti coloro che non hanno ancora dimenticato quanto sia importante il senso delle radici.

Pasqualino Ghio, 75 anni, architetto di Dronero, è un appassionato cultore delle tradizioni e dell’arte popolare, ha al suo attivo diverse pubblicazioni, tra le quali va ricordata “Gent perduo – storia di un popolo attraverso i secoli – la montagna come rifugio, la montagna come vita, la montagna come libertà” del 2006. “Ho trovato le firme di maestri come quelle di ignoti frescanti – dice l’autore -. Anche quelli naif racchiudono una grande realtà di fede e di devozione verso Dio, Gesù e i santi. Dipinti, piloni e cappelle in buono stato di conservazione rimarranno i testimoni del tempo che fu mentre gli altri, in abbandono e in precarie condizioni statiche, crolleranno, ma grazie a questa raccolta rimarranno nella storia”.

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