Violenza sulle donne: presentazione del libro “Per non dargliela vinta” di Giovanna Ferrari

Venerdì 15 marzo alle 21 nella sala mostre della Provincia di Cuneo

copertina

La copertina del libro

Cuneo – “Per non dargliela vinta” è il titolo del libro scritto da Giovanna Ferrari che sarà presentato venerdì 15 marzo a Cuneo alle 21 nella sala mostre della Provincia di Cuneo. Ferrari è la madre di Giulia Galiotto, 31 anni, uccisa dal marito l’11 febbraio 2009, un delitto atroce e inspiegabile che sconvolge la vita familiare. Il libro vuole essere un omaggio a Giulia, ma anche a tutte le donne che nella loro vita hanno conosciuto la violenza maschile. Parteciperanno alla presentazione, oltre all’autrice, l’antropologa Giulia Conte, la Consigliera di Parità provinciale Daniela Contin, l’assessora alle Pari opportunità del Comune di Cuneo e Rete Antiviolenza Gabriella Roseo, la rappresentante dell’Associazione “Mai+sole” Adonella Fiorito e lo psichiatra e psicoterapeuta Alberto Sibilla. Introduce e modera l’assessora provinciale alle Pari opportunità, Anna Mantini.

Con il libro “Per non dargliela vinta” (Il Ciliegio edizioni) pubblicato nel 2012, Giovanna Ferrari racconta e si racconta. Ma non si ferma a Giulia ed affronta la vastità del problema della violenza degli uomini sulle donne, un fenomeno sociale e culturale da conoscere meglio e approfondire. Da questo libro, che ricostruisce quel delitto e il conseguente procedimento giudiziario sulla base degli atti processuali, non esce solo il ritratto di una giovane donna brutalizzata dal compagno, ma anche una chiara denuncia contro la “violenza” operata dalla “giustizia” ai danni della vittima in generale e della donna in particolare. «È un tentativo e un auspicio – dice l’autrice – che la morte di Giulia e quella di tante, troppe donne, non sia vana».

Nell’ultimo anno sono state uccise 127 donne. Le pagine del libro cercano di portare allo scoperto ciò che di solito resta nascosto dietro le sentenze: una sorta di “giustificazione” per questi gesti che evocano il delitto passionale da cui occore  liberarsi, mettendo in guardia dal modo distorto e malato con cui spesso si intende il rapporto tra uomo e donna, modalità che porta a giustificare la sopraffazione.

“È veramente il momento della mobilitazione – dice l’assessora alle Pari opportunità Anna Mantini – ma perché sia seria ed efficace deve coinvolgere tutta la società. Tutti devono rendersi conto che il fenomeno della violenza sulle donne esiste e ha raggiunto dimensioni allarmanti. È una violenza con una connotazione specifica, che va compresa e definita con il suo nome. Divenendone consapevoli, la si riconosce e se ancora ci sono leggi che non si accorgono della differenza e delle aggravanti, allora la mobilitazione collettiva può contribuire a far sentire l’esigenza che tali leggi vengano modificate per poter fornire strumenti efficaci di intervento. La questione è culturale e va affrontata come tale, anche da un punto di vista educativo. Guai a sottovalutarla”.

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