Danni alle colture agricole causati da fauna selvatica, l’assessore Isaia risponde alla Comunità montana di Ceva

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Capriolo (foto archivio Provincia)

Cuneo Con una lettera indirizzata alla Comunità montana Alto Tanaro Cebano Monregalese di Ceva l’assessore alla Tutela della fauna Stefano Isaia risponde alla richiesta dell’ente montano sul tema dei danni alle colture agricole causati da fauna selvatica e, in particolare, alla delibera con la quale si richiede che vengano adottati tutti gli opportuni provvedimenti per rendere compatibile la presenza della fauna con l’agricoltura e l’ambiente.

“La questione – spiega l’assessore Isaia – è complessa e riguarda non solo la provincia di Cuneo ma, seppur con aspetti diversi , tutto il territorio nazionale e non solo. Uno dei motivi per i quali risulta difficile arrivare ad una soluzione definitiva del problema riteniamo sia la frammentazione delle competenze in materia di gestione faunistica, dell’ambiente dell’agricoltura, che il legislatore ha posto in capo a vari enti pubblici e privati che, a vario titolo, si occupano di tali questioni quali ad esempio la Regione, la Provincia, il Corpo Forestale dello Stato, i Parchi, gli Atc e i Ca, le aziende faunistiche, le associazioni venatorie, agricole ed ambientali”.

Con l’adozione, da parte della Provincia, di numerosi provvedimenti in questi anni finalizzati a prevenire e controllare la fauna selvatica (ad esempio battute di contenimento, l’adozione delle gabbie di cattura, l’utilizzo di mezzi di dissuasione ecc) si è però potuto constatare che non esiste una soluzione al problema, ma risulta necessario seguire una strategia che preveda più azioni. “Tali azioni – continua Isaia – devono però essere perseguite contemporaneamente dai vari soggetti competenti con estrema decisione per rendere realmente possibile una concreta limitazione di alcune specie in esubero arrivando a quella cosiddetta soglia di compatibilità con il territorio”.

Se quindi da un lato la Provincia effettua direttamente o tramite soggetti autorizzati le cosiddette azioni di controllo, in base alle quali vengono approvati ed attuati piani di abbattimento di cinghiali, volpi, corvidi, nutrie, minilepri e cormorani che nel 2012 ha portato a 750 interventi, dall’altro gli Atc, i Ca nonché le Afv e Aatv dovrebbero sfruttare al massimo le modifiche apportate al calendario venatorio, che hanno consentito l’allungamento dei periodi di caccia al capriolo ed al cinghiale, realizzando quindi piani di caccia idonei e significativi.

Ritornando alla questione dell’attività di controllo effettuata dalla Provincia si rileva che la stessa è tanto più auspicata e richiesta, a fine stagione venatoria, tanto più l’attività venatoria non ha raggiunto i propri obiettivi ed è pertanto evidente che tale attività, proprio perché si svolge con altre finalità non può essere considerata risolutiva al problema dei danni e degli incidenti . Quando poi, anche nel recente passato, diversi enti locali hanno segnalato gravi problemi inerenti la sicurezza e l’incolumità delle persone individuando come principali responsabili caprioli e cinghiali, questa Amministrazione si è immediatamente attivata incontrando i responsabili della Prefettura e convocando un tavolo tecnico. In quella sede si era convenuto che problematiche legate alla pubblica sicurezza e incolumità delle persone potevano essere affrontate con un’ordinanza sindacale ad hoc, che sarebbe poi stata attuata dagli organi di vigilanza competenti, in collaborazione con i cacciatori. Ad oggi però spiace rilevare che tali ordinanze non siano ancora state adottate. Per quanto riguarda inoltre l’”autodifesa” costantemente proposta e richiamata dalla Coldiretti, si è già avuto modo di evidenziare, in tutte le sedi opportune, le forti perplessità sollevate dai vari organi istituzionali deputati alla sicurezza pubblica nonché all’ effettiva utilità di tale strumento. Riteniamo invece che l’utilizzo, da parte degli agricoltori interessati, delle cosiddette gabbie di cattura possa rappresentare un valido strumento di limitazione della specie cinghiale e di pressione psicologica affinchè i cacciatori della zona si impegnino a fondo a partecipare sia all’attività venatoria che a quella di controllo, confermando quindi l’impegno della Provincia a concedere tutte le autorizzazioni utili e necessarie Altro elemento da non trascurare che ha indebolito l’apparato normativo è stata l’abrogazione della L.R. 70/96, in base alla quale è venuto meno anche l’art. 29 che supportava appunto tutta l’azione di controllo ai selvatici. Con la speranza quindi di aver fornito alcune riflessioni su una materia complessa e sulle azioni intraprese nel corso degli anni dalla Provincia, si conferma il nostro impegno per proseguite tali attività con l’auspicio che la nuova legge regionale possa prevedere sistema più semplificato e d efficiente .

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